L'orso felice

Lo spettacolo, tratto da L’orso che non c’era di Oren Lavie, indaga il tema dell'identità in modo poetico e leggero, come solo un Orso Felice può fare.

di e con Elisa Canessa e Federico Dimitri
costume dell'Orso: Gisella Butera, Matilde Gori e Chiara Manetti
Compagnia DIMITRI/CANESSA e Pilar Ternera

spettacolo vincitore In-Box verde 2023 e menzione Osservatorio critico
Motivazione - Per la capacità dello spettacolo di raccontare ai più piccoli senza retorica e con grande tecnica intrisa di leggerezza e poesia, una storia universale sulla ricerca dell’identità.

miglior spettacolo Young and Kids al FIT - festival internazionale del teatro di Lugano
Motivazione - Uno spettacolo che ha risvegliato la magia e la capacità di porre con delicatezza e poesia domande profonde. La ricerca del sé viene prospettata con grazia: ogni bambino è unico e guardandosi allo specchio può dire 'questo sono io', come l'orso felice. Grazie alla Compagnia Dimitri/Canessa per il viaggio. Nelle fiabe, nel silenzio, con sé stessi.

dai 3 ai 6 anni | durata: 45 minuti
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“C’era una volta, Tanto Tempo Fa, un Prurito.
Non era un prurito grandissimo.
Non era un prurito da niente.
Era un prurito normale.
E il prurito desiderava una bella grattatina.
Tanto Tempo Fa.”

Nasce prima l’orso o il suo prurito?

La favola di Oren Lavie sembra chiederci la soluzione a questo indovinello che ricorda un famoso paradosso. Nasce prima l’uovo o prima la gallina? Dal Prurito dell’incipit, gratta gratta, nasce un orso. “Bè, tutti sanno che gli orsi si grattano quando sentono prurito, ma non molte persone sanno che i Pruriti si grattano perché sono Orsi!”

L’orso trova nella tasca della sua pelliccia un foglietto con una domanda (Tu sei me?) E tre indizi: sono un orso molto gentile, sono un orso felice e anche molto bello. Inizia così una storia semplice ma filosofica di un orso alla ricerca di se stesso, della propria identità, che cerca risposte a domande apparentemente semplici e lo fa relazionandosi con gli altri perché è solo attraverso i rapporti interpersonali che possiamo realmente capire chi siamo.

Intraprende allora il suo percorso nella Fantastica Foresta dove impara a riconoscere i diversi tipi di silenzio: il piccolo silenzio delle foglie, quello profondo della terra, l’antico silenzio degli alberi e il silenzio più silenzio di tutti, il suo. Il suo silenzio lo porta a fare la conoscenza della Mucca Mollacciona (una morbida mucca che assomiglia molto ad una poltrona!), del Penultimo Pinguino, a scoprire che è molto meglio annusare i fiori che contarli e che per andare Avanti, certe volte, è anche necessario perdersi!

Una storia semplice ma filosofica. Uno strano orso, sognatore, un po’ sulle nuvole, che cerca se stesso, la propria identità e la propria strada e lo fa sia guardandosi dentro (frugandosi nelle tasche!), che relazionandosi con gli altri, perché è anche e soprattutto con l’interazione con ciò che è “altro da sé” che si può scoprire chi si è veramente. Un viaggio per scoprire come ci vediamo e come ci vedono gli altri perché non tutti ci vedono allo stesso modo e forse siamo la somma di tutti questi sguardi.. .e di quelli che ancora non ci son stati rivolti.

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