Sbucci

una produzione de Gli Omini
con il sostegno di Teatro Metastasio

drammaturgia Giulia Zacchini 
con Francesco Rotelli e Luca Zacchini


età 6-10 anni | durata 60 minuti
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“Si atterra sempre sui ginocchi” 

Correre, cadere, piangere, rialzarsi e continuare a giocare. Crescere. Gli sbucci sono le prime prove dei nostri limiti, il primo indizio del pericolo che sta dietro ogni azione, il segno del rischio, l’invito più o meno efficace alla prudenza. Ognuno di noi reagisce alle ferite come può. Alcune rimangono impresse come cicatrici a ricordarci il percorso, altre vengono rimosse per paura di rimanere immobili, comunque, per un momento, hanno lasciato un segno e quel segno ha determinato in parte la nostra forma.

Sbucci nasce da un progetto d’indagine sui bambini delle elementari, per scrivere uno spettacolo che parli a tutti e porti la parola dei più piccoli. Sbucciare è anche andare sotto la superficie, per arrivare al succo. Richiede tempo, abilità, strumenti e attenzione.

Gli Omini hanno ascoltato i bambini, con laboratori speciali nelle scuole, accumulando parole e storie, per comporre un ritratto dell’infanzia d’oggi, fatto da centinaia di voci. 

Dopo anni di indagini antropologiche condotte in tutta Italia alla ricerca dell’uomo qualunque, sondando territori per ricostruire ritratti impressionistici, comici e impietosi, di comunità fatte di molteplici solitudini, Gli Omini hanno sentito la necessità di allontanarsi, per un attimo, dal già sentito, di risalire alle radici di questo uomo comune, per trovare l’origine del pensiero e della parola, per conoscere la propria materia in purezza. È come se dopo anni da falegnami, Gli Omini avessero sentito il bisogno di passare un po’ di tempo nel bosco. Com'era quest’uomo prima di subire le continue tempeste della vita? Com'era prima di capire, accettare e adattarsi alle regole della società? Com'era prima di affrontare gli infiniti processi di lavorazione che lo hanno reso così insicuro, giudicante e incline alle cattive scelte?

Ascoltare i bambini di oggi ci aiuta a ricordare da cosa siamo partiti per diventare quello che siamo. Ascoltare i bambini ci permette di guardarci da fuori e con disincanto, per capire come ci stiamo comportando. In questo momento in cui ogni generazione sente di aver sbagliato qualcosa, in questo momento in cui si fa fatica a immaginarsi un futuro, ci sembra fondamentale stare accanto a quelli a cui lo abbiamo negato.

Lo spettacolo Sbucci si compone di due parti: una “fissa”, tutta in mano a Bobby, enorme alieno a capo dei Bobbies, esseri simili a lui, ma molto più piccoli: un popolo sconosciuto con fattezze di scatole parlanti. I Bobbies hanno appena terminato una missione sulla Terra, erano stati mandati lì da Bobby per capire qualcosa di più sugli esseri umani, ma gli unici che li hanno degnati di uno sguardo sono stati i più piccoli. Da questa premessa prende vita il gioco di Sbucci, dove due adulti porteranno la parola di centinaia di bambini per parlare di ferite, rabbia, adulti e fratelli, maschi e femmine, fantasia e paure, risse, amici e solitudine. Grazie al materiale raccolto durante gli incontri nelle scuole raggiunte dai progetti preparatori, gli Omini hanno creato una drammaturgia sempre pronta a trasformarsi e ad accogliere nuovi personaggi, nuove visioni del mondo, nuovi mondi. Un gioco in cui i bambini si riconoscono e gli adulti si commuovono pensando alla saggezza e alla purezza persa. Un gioco fatto di emozioni, sorprese e contenuti spiazzanti, tutt’altro che infantili. 

"La banana all’esterno ha un aspetto, la sbucci e all’interno ce ne ha un altro. Se una persona da fuori è bella, dentro può darsi di no. Noi umani ce l’abbiamo la buccia. ci sbucciamo anche noi.”